Le “Storie di Viano” si collocano a un punto originale d’incontro fra le due strade a suo tempo percorse da Lisabetta Serra: la strada delle poesie piú o meno brevi – domande sul reale in modi d’arabesco o acquerello; la strada dei racconti, anch’essi brevi – puntesécche cariche d’un aspro mistero. Nelle Storie (testo complesso, nato in tre fasi distinte fra l’inverno del 1988 e quello del ’93) il respiro, lievemente svaporante, delle liriche si apre a una misura epica della voce, alla necessità di dire l’orizzonte del tempo, la linea lucente e oscura, tenera e ferita d’una serie di destini còlti nel continuum di un luogo. La pulsione narrativa, a sua volta, non può esprimersi in questi versi se non in controcanto alla prospettiva di un io – sebbene a quest’io sia dato confessare il peso lirico della propria nostalgia solo in modo indiretto, in un asciutto repertorio di cose e di eventi. (dalla postilla di Paolo Lagazzi)
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Nessuno parla dei fratelli suicidi
per cosa nessuno si chiede
Il paese s’è fatto ricco
bianche ville rotonde ai piedi del bosco
una ragazza s’è sposata a Notre Dame
Nuziali vestiti alla Rossella O’Hara
figurano nell’incongrua boutique
all’incrocio con la strada provinciale
Ma i vólti dell’età di mezzo sono
intagliati nel legno come
gli stalli del coro grezzo
tarlato senza piú colore