Jean Flaminien, francese delle Lande guasconi, attualmente vive in Spagna. Ha svolto una intensa attività diplomatica in varie parti del mondo e si è a lungo dedicato alla riflessione in un isolamento però costellato da incontri importantissimi: da R. Char a Saint-John Perse, da Michaux a Cioran, da Bonne-foy a Borges. Il motivo dominante di questa raccolta, curata e tradotta con grazia da Marica Larocchi, è un elemento primordiale: “L’eau qui coule” e séguita a fluire in mezzo a prati, foreste di pini e greti, tingendosi, verso il crepuscolo, del sangue che dal vecchio macello vi si riversa puntualmente in giorni stabiliti.