Jean Flaminien, d’origine guascona, è nato a Aire-sur-l’Adour nelle Lande. Ha vissuto a lungo sulle rive dell’Adour e nella foresta, quindi in Marocco e nei Paesi Bassi. Vive in Spagna.
Presso Book Editore, nella traduzione di Marica Larocchi, ha pubblicato: Soste, fughe (2001), Graal portatile (2003), Pratiche di spossessamento (2005), L’acqua promessa (2009), Préserver la lumière (2011) (poi raccolti nel volume L’infinitude – Finitezza e infinito (2012), L’altra terra (2018). Nella traduzione di Fabio Scotto Della bontà (2020). Nella traduzione di Antonio Rossi, L’uomo flottante (2016-2020, Premio Internazionale “Camaiore-Francesco Belluomini” 2020).
Polline di spontaneità, germe di comprensione o incomprensione delle cose, incendio del mondo che raccoglie la sua sofferenza universale, il suo smarrimento e la sua bellezza, così appare la poesia nel suo sogno metafisico di accesso al senso: «mediazione originale da una minima cosa verso l’effervescente» (frammento 4).
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«Poiché la poesia è, nella sua essenza, di più e altra cosa che non la poesia stessa» (Jean-Luc Nancy)
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In questo preciso momento, ciò che tu sei
non lo sei mai stato. E non lo sarai
mai piú. Ma colui che tu cerchi in te
ti verrà incontro.
En ce moment précis, ce que tu es,
tu ne l’as jamais été. Et tu ne le seras
jamais plus. Mais celui que tu cherches en toi
viendra à ta rencontre.