Dieci anni fa Salvatore Smedile ha compiuto un viaggio a Santiago di Compostela. Da allora alcune cose sono rimaste immutate e altre si sono messe in movimento per divenire, infine, questa memoria in versi. Non c’era altra via per riassumere e significare l’esperienza di un popolo in cammino verso l’Atlantico. Finisterre chiamavano gli antichi quella costa oltre la quale vedevano solo l’oceano e le sue leggende. Ogni pellegrino appartiene a un flusso di energia che lo incoraggia a inseguire la propria ombra anche nei momenti piú difficili. Se il corpo cede c’è una forza esterna trainante che lo spinge a non mollare, a procedere al di là di ogni impedimento. Una volontà piú concreta della sua, una carica magnetica che lo spinge a ovest. Il vero approdo è lí, dove finisce la terra e inizia il mare. Dove la fine non è che un ripartire. Ma non si conclude mai un cammino, piuttosto, prosegue in altri cammini. Perché la vita non è soltanto quella che viviamo.
Salvatore Smedile è nato a Winterthur (Svizzera) nel 1959. Nel 1992 si trasferisce in Italia, in provincia di Torino. A partire dal 1990, ha pubblicato diversi libri di poesia e testi per il teatro, anche in collaborazione con artisti e registi teatrali. Oltre alla scrittura, pratica regolarmente Ki Aikido e trekking, quest’ultimo in solitaria e con un gruppo di diversamente abili all’interno di un progetto di autonomia e conoscenza del territorio.
Compatti avanziamo
nel grigio medioevale,
c’è un ritmo dei passi
che diventa padrone
del paesaggio.
Guardi fuori e vedi
dentro, persuaso
di essere parte
di una trama annodata
da millenni.
Senti le voci e i cuori
di uomini che nei secoli
si sono perduti e ritrovati
sulla rotta. Ogni attimo
è la semplice verità …