“Libro cattivante, intrigante, per molti versi commovente. Comunque esistente, con cui fare i conti, e quindi importante. Si stacca dalla produzione corrente, anche e soprattutto da quella abilina, furbetta, gergale, pseudonuova che tanto ci funesta. Con ciò mi sembra di gratificarlo di solenni elogi. Bello? Diamine, capisco che devo spendere anche questo aggettivo, e non lo faccio volentieri, anzi mi viene il nervoso (…)” (dalla pref. di Giancarlo Buzzi).