Giuseppe Rosato è poeta attentissimo agli statuti dell’arte e questo suo libro, che è un libro della “fine” – delle “cose” (lato sensu) che finiscono in “un addio che non ha fine” – è un libro di scrittura trasparente, di ritmo dolente ma cristallino […] una dichiarazione d’amore ostinata, irriducibile, imperdonabile. Vita dolente, vita del “finire”, ma vita che pulsa “ancora”, e che nella parola poetica trova la sua ragion d’essere. Nonostante ogni dichiarazione in contrario, che per via negativa manifesta tutta la sua – resistentissima – luce.” (dalla Postfazione di G. Tesio)
Giuseppe Rosato (Lanciano 1932) ha insegnato Lettere e lavorato per la RAI, nei servizi culturali e nei programmi, e per riviste e terze pagine di quotidiani. Ha pubblicato libri di versi in lingua e in dialetto (a incominciare da L’acqua felice, Schwarz, Milano 1957), di narrativa, prose brevi, aforismi, oltre ad operine satiriche, epigrammatiche, parodistiche. Ha vinto premi letterari, tra i quali il “Carducci” (1960) e il “Pascoli” (2010).
_____________________
Lo so quando l’inverno, la stagione
che meno c’è e piú l’amo,
lo so quando l’inverno è entrato in me
un mattino di neve di gennaio.
Forse sarà tra poco l’esorcismo
che me lo caverà dal cuore
ed avverrà (se avvenga) per stanchezza:
ma sopravviva intanto per un altro
inverno quella grazia, che non trovi
la via per lasciarmi
se amore ancora barrichi le porte.