Canzoniere bipartito: Presenze è una teoria in cui la neve allittera con il nespolo e da “rubata” diviene “Che-rubina”, ovvero cherubico rimpianto, inverandosi in categoria sparente, inventandosi in etimologia impossibile; Godot è una sorta di catechesi di cicale, giaculatoria nell’enigma della fede.
La parola “poesia” fa da cerniera tra le due valve del dittico: dalle “vaghe presenze” del sognare e del morire all’onnipresenza di un Tu quasi ossessivo in cui si fa captato e optato mistero la cellula musical-concreta del “Re”, già imposto in chiave nell’ouverture. Una tensione escatologica domina la corporeità: la consumazione è consumai al io di “un angelo di carne”?
Questa settima esperienza letteraria dell’autrice rassegna una sorta di teo-mitologia, su base comunque umanissima.