Meschi ha atteso fino ad oggi in disparte – senza smanie personalistiche (“severi con sé” …), col ritegno anzi che caratterizza il suo abito mentale e comportamentale – ha atteso una sollecitazione esterna per pensare di dare alle stampe una propria raccolta […] E cosí, dal suo piú ampio diario in versi, ha selezionato lucidamente cinquanta testi (numero tondo, come a lui piace), in gran parte composti nei due lustri a cavallo del Duemila, salvo qualcuno un poco piú recente; e li ha organizzati in sei sezioni, ciascuna con una sua propria fisionomia e ragione. E un titolo, naturalmente: La città di Pèricle. Titolo forte.”
(dalla postfazione di Paolo Briganti)

________________________________

Succede, alle volte, che agli albori
di un rovescio si trovi invecchiata
la luce, ch’essa rovisti per strada
lungo la città antica, cancellando
nel fumo i muri e le biciclette.
Allora di nascosto giunge il tempo
in cui le voci si fanno di ovatta
ed i rumori del cielo s’infrangono
sulle pareti del Battistero, l’ora

del deserto che grigio ti coglie
sulla via di casa. Vicoli stretti,
che schegge di lampo v’inseguite
al chiaro fasullo dei lampioni,
non vedo piú lei. Ed anche i sogni
son orfani dei suoi occhi di pioggia.